Gli artisti selezionati 2019

CAMERA è lieta di annunciare i cinque artisti emergenti per l’edizione 2019 di FUTURES.

Domenico Camarda (La Spezia, 1990)
Nato a La Spezia nel 1990, dopo una la laurea a pieni voti in scienze della comunicazione presso l’Alma Mater di Bologna, frequenta il corso in Photography and Visual Design presso NABA/FORMA. Nel corso dei suoi studi ha la possibilità di trasferirsi a Lisbona dove collabora con la Galeria Pedro Alfacinha, e la casa editrice Pierre Von Kleist Editions occupandosi di attività curatoriali, editing e postproduzione. Nel 2015 si trasferisce a Londra dove assiste Amelia Troubridge, affiancandola nella produzione di servizi fotografici editoriali e nelle sue attività di ricerca. Nel 2016 si trasferisce a Torino dove, dopo aver lavorato per CAMERA e MeMo Coop, lavora come freelance.

 

Francesca Catastini (Lucca, 1982)
Ha conseguito un Master in Fotografia e Visual Design presso la NABA di Milano.
Il suo lavoro riguarda principalmente la combinazione di immagini con immagini, testi o altri oggetti, in un’interazione senza scala, con l’obiettivo di trascendere l’idea di separazione, al fine di sperimentare diversi livelli di analogie. La gente è generalmente attratta dalla sfida di interpretare l’evidenza, ma la nostra comprensione della pura origine delle immagini è spesso vaga esattamente come ambigua è la conoscenza che abbiamo sulla derivazione di molte parole. Ciò che più affascina Catastini è proprio questo esercizio della mente, che mira a “colmare un vuoto”, attingendo dalla nostra cultura, conoscenze ed esperienze passate. È attratta dalla connessione tra percezione ottica e apicale. A differenza del tatto, la visione implica spesso una sorta di distanza e rappresenta il senso più adatto ad astrarre le cose. Nel 2016 il suo libro The Modern Spirit Is Vivisective ha vinto il ViennaPhotoBookAward. Il suo lavoro è stato esposto a livello internazionale, tra cui Plat(t)form 2017, Fotomuseum Winterthur; Fotografia Europea, Reggio Emilia e altre istituzioni.

Paolo Ciregia (Viareggio, 1987)

Dopo un’esperienza di documentazione in prima linea del conflitto russo-ucraino tra il 2014 e il 2015, negli ultimi anni incentra la propria ricerca artistica sui temi della propaganda politica e della guerra. Indagandone i simboli e destrutturandone il linguaggio, cerca di far luce sui risvolti più controversi e inquietanti della contemporaneità, servendosi di diversi media quali l’installazione, la scultura e la fotografia. Le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive in Italia e all’estero, tra cui New York, Londra, Galles, Roma, Milano, Zagabria, Torino, Amsterdam. Tra i principali premi ricevuti ricordiamo: il Sustainable Art Prize di Università Ca’ Foscari di Venezia e ArtVerona (2018), il PHMuseum Grant, secondo premio (2018); il FOAM Talent di Amsterdam nel 2016, “LOOP, Giovane Fotografia Italiana”, Fotografia Europea Festival di Reggio Emilia del 2017, “Menzione della giuria” del Premio Francesco Fabbri 2016, TU35 del Museo Pecci di Prato, Leica Talent nel 2012.

Irene Fenara (Bologna, 1990)
L’interesse per le teorie di cultura visuale e la necessità di appropriarsi degli strumenti della contemporaneità, che determinano il nostro modo di vedere, sono per Irene Fenara lo spunto per praticare l’osservazione e la riflessione sulle immagini. La riflessione sui dispositivi linguistici e l’uso di strumenti ottici ed elettronici di diverso tipo, dalla Polaroid alle videocamere di sorveglianza, utilizzati spesso in maniera impropria e profanandone la funzione basilare, diventano strumento di osservazione del mondo, alla ricerca di un piccolo significato poetico. Interessata a differenti medium espressivi, con un’attenzione particolare a video e fotografia, crea installazioni lavorando con immagini che ribaltano i punti di vista o generano situazioni di disorientamento spaziale.
I suoi lavori sono stati esposti in gallerie d’arte e istituzioni pubbliche come Fondazione Prada Osservatorio (2016), Fondazione Fotografia Modena (2017), P420 (2017), MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (2018), Palazzo delle Esposizioni (2018), Fondazione Francesco Fabbri (2018) e Kunst Merano Arte (2019).

Giaime Melone (Cagliari, 1984)
È un ricercatore visivo con un dottorato in architettura, attualmente vive tra due isole: Ile-de-France e Sardegna.
Lo scopo del suo lavoro è quello di esplorare il ruolo della fotografia come strumento sensibile per narrare la complessità dello spazio. Le sue ricerche sono state pubblicate in varie pubblicazioni (MAM Saint Etienne, INTRU). Giaime Meloni partecipa a numerosi Convegni Internazionali (CCA, FAUP), e partecipa anche a mostre nazionali e internazionali (Ritmo Indipendente, Pavillon de l’Arsenal). Nel 2017 è stato selezionato per il Premio Graziadei con il suo progetto a lungo termine Das Unheimiliche. Insegna la fotografia come strumento della realizzazione del progetto architettonico tra Francia e Italia. La sua pratica concepisce un atto capace di mettere in discussione la complessa natura dei luoghi.