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CAMERA ospita Torino Spiritualità

29 – 30 settembre | 01 ottobre 2016

CAMERA è lieta di ospitare negli spazi del Gymnasium, tre appuntamenti della XII edizione di Torino Spiritualità:

Giovedì 29 settembre, ore 18.30
Luca Beatrice
Quando l’arte sibila e ringhia

Nella storia dell’arte l’animale ha un ruolo iconografico ben preciso, a cominciare dalle rappresentazioni dei santi, spesso accompagnati da specie domestiche e selvagge. Nel contemporaneo invece, soprattutto a partire dagli anni ‘70, quando prende piede la performance, diversi artisti hanno “utilizzato” animali vivi in una sorta di pièce dai contorni imprevedibili. Da Marina Abramovic a Jannis Kounellis, da Joseph Beuys a Maurizio Cattelan, una lezione dedicata al complesso e stimolante rapporto tra artista e animale, sia esso asino, coyote o serpente.

Venerdì 30 settembre, ore 18.00
Gabriele Di Fronzo, Edgardo Franzosini

La fermezza dell’animale

con Chiara Valerio – 
fotografie Luca Norbiato
In natura il contatto con l’animale è sempre furtivo, impossibile trattenerne la presenza per più di un istante. A meno, forse, di essere un po’ artisti e un po’ artigiani, come Rembrandt Bugatti e Francesco Colloneve. A queste due figure, reale la prima, frutto di invenzione letteraria la seconda, hanno dedicato pagine Edgardo Franzosini e Gabriele Di Fronzo, descrivendo la perizia dello scultore e dell’imbalsamatore. Pinze, tenaglie, raspe, plastilina, gesso, scalpelli, stampi e crogioli per fermare il dinamismo animale in un movimento eterno, come un carillon che non smette mai di suonare.

Sabato 1 ottobre, ore 17.30
Bruno D’Amicis, Carlo D’Amicis, Matteo Righetto
La pelle della preda

con Adriano Favole

C’è stato un tempo in cui uomini e animali occupavano il centro dello stesso universo. È il tempo narrato nelle pitture rupestri, quando gli animali erano potenza in movimento e per cacciare occorreva parlare la stessa lingua della preda. L’eco di questo sodalizio feroce e arcaico attraversa i romanzi La pelle dell’orso di Matteo Righetto e Quando eravamo prede di Carlo D’Amicis, storie di iniziazione in cui la scorza della civiltà si consuma e umanità e animalità si confondono. Ma spianare il fucile non è il solo modo per inseguire la pelle dell’animale. Si può puntare il teleobiettivo, come Bruno D’Amicis, e aspettare nella semioscurità di un bosco che la natura appaia fugace ed elusiva, fissando in un click il mistero di un mondo in cui niente è prevedibile o sbagliato.

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